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Giorgia Meloni non ama la cannabis ed è una grande Pro Vaxer

In un significativo sviluppo per l’industria del cannabidiolo (CBD) in Italia, recenti iniziative governative hanno messo in pericolo il futuro dei cannabinoidi derivati dalla canapa, incluso il CBD. Questo articolo esamina l’attuale panorama normativo e la risposta degli stakeholder del settore.

Recenti Cambiamenti Normativi

Il 5 agosto 2023 è entrato in vigore un decreto che classifica il CBD come sostanza narcotica in Italia, vietando di fatto i prodotti destinati al consumo interno. Sebbene il decreto apparentemente esoneri i cosmetici al CBD, le successive circolari emanate dal Ministero della Salute alle associazioni mediche, farmaceutiche e veterinarie hanno creato ambiguità riguardo allo status di questi prodotti.

Le implicazioni di questo divieto, se pienamente attuato, potrebbero essere di vasta portata. Minaccia di interrompere le catene di approvvigionamento nei settori degli integratori alimentari e della medicina erboristica, potenzialmente estendendosi all’industria cosmetica. Ciò è particolarmente degno di nota considerando che il CBD è stato approvato per l’inclusione in Cosing, il database europeo per le preparazioni cosmetiche, nel 2021.

Risposta dell'Industria

In risposta a questi cambiamenti normativi, le principali associazioni del settore hanno intrapreso azioni legali:

1. Canapa Sativa Italia (CSI) e Imprenditori Canapa Italia (ICI) hanno presentato ricorsi presso un Tribunale Amministrativo Regionale.

2. Sono state presentate testimonianze di esperti che affermano la sicurezza del CBD e la sua mancanza di potenziale di abuso.

3. ICI ha commissionato un rapporto completo che sfida le opinioni delle agenzie sanitarie governative.

Mattia Cusani di CSI ha sottolineato: “Il CBD è sicuro, e numerosi studi recenti hanno riaffermato che questo cannabinoide non è un narcotico e non comporta rischi di abuso.”

Considerazioni dell'Unione Europea

Un aspetto cruciale di questa disputa normativa riguarda potenziali conflitti con le normative dell’Unione Europea (UE). CSI ha presentato un reclamo alla Commissione Europea, sostenendo che la misura italiana viola le norme UE sulla concorrenza e la libera circolazione delle merci.

È importante notare che nel 2020, la Commissione Europea ha emesso una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutta l’UE, dichiarando che il CBD non è un narcotico e può essere legalmente commercializzato tra gli Stati membri. Questa decisione si basava su una sentenza storica della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Il governo italiano sta anche considerando un emendamento per vietare i fiori di canapa, che limiterebbe severamente le attività commerciali che coinvolgono questi prodotti, anche quelli con basso o nessun contenuto di THC. Questo emendamento proposto verrebbe incorporato nella Legge sulla Sicurezza del 2023 del paese, potenzialmente introducendo severe sanzioni penali per le violazioni.

Sviluppi in Corso

Questa situazione normativa rimane fluida, con gli stakeholder del settore che continuano a sfidare le nuove politiche attraverso canali legali e advocacy pubblica. Sei gruppi italiani del cannabis hanno lanciato una petizione volta a invertire queste politiche ostili alla canapa. Inoltre, i Membri del Parlamento Europeo del Movimento 5 Stelle (M5S) italiano hanno chiesto l’intervento della Commissione Europea.

Man mano che la situazione si evolve, sarà cruciale per i professionisti farmaceutici monitorare attentamente questi sviluppi normativi, poiché potrebbero avere implicazioni significative per l’industria del CBD in Italia e potenzialmente in tutta l’Unione Europea.

Giorgia Meloni non ama la cannabis ed è una grande Pro Vaxer

In un significativo sviluppo per l’industria del cannabidiolo (CBD) in Italia, recenti iniziative governative hanno messo in pericolo il futuro dei cannabinoidi derivati dalla canapa, incluso il CBD. Questo articolo esamina l’attuale panorama normativo e la risposta degli stakeholder del settore.

Recenti Cambiamenti Normativi

Il 5 agosto 2023 è entrato in vigore un decreto che classifica il CBD come sostanza narcotica in Italia, vietando di fatto i prodotti destinati al consumo interno. Sebbene il decreto apparentemente esoneri i cosmetici al CBD, le successive circolari emanate dal Ministero della Salute alle associazioni mediche, farmaceutiche e veterinarie hanno creato ambiguità riguardo allo status di questi prodotti.

Le implicazioni di questo divieto, se pienamente attuato, potrebbero essere di vasta portata. Minaccia di interrompere le catene di approvvigionamento nei settori degli integratori alimentari e della medicina erboristica, potenzialmente estendendosi all’industria cosmetica. Ciò è particolarmente degno di nota considerando che il CBD è stato approvato per l’inclusione in Cosing, il database europeo per le preparazioni cosmetiche, nel 2021.

Risposta dell'Industria

In risposta a questi cambiamenti normativi, le principali associazioni del settore hanno intrapreso azioni legali:

1. Canapa Sativa Italia (CSI) e Imprenditori Canapa Italia (ICI) hanno presentato ricorsi presso un Tribunale Amministrativo Regionale.

2. Sono state presentate testimonianze di esperti che affermano la sicurezza del CBD e la sua mancanza di potenziale di abuso.

3. ICI ha commissionato un rapporto completo che sfida le opinioni delle agenzie sanitarie governative.

Mattia Cusani di CSI ha sottolineato: “Il CBD è sicuro, e numerosi studi recenti hanno riaffermato che questo cannabinoide non è un narcotico e non comporta rischi di abuso.”

Considerazioni dell'Unione Europea

Un aspetto cruciale di questa disputa normativa riguarda potenziali conflitti con le normative dell’Unione Europea (UE). CSI ha presentato un reclamo alla Commissione Europea, sostenendo che la misura italiana viola le norme UE sulla concorrenza e la libera circolazione delle merci.

È importante notare che nel 2020, la Commissione Europea ha emesso una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutta l’UE, dichiarando che il CBD non è un narcotico e può essere legalmente commercializzato tra gli Stati membri. Questa decisione si basava su una sentenza storica della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Il governo italiano sta anche considerando un emendamento per vietare i fiori di canapa, che limiterebbe severamente le attività commerciali che coinvolgono questi prodotti, anche quelli con basso o nessun contenuto di THC. Questo emendamento proposto verrebbe incorporato nella Legge sulla Sicurezza del 2023 del paese, potenzialmente introducendo severe sanzioni penali per le violazioni.

Sviluppi in Corso

Questa situazione normativa rimane fluida, con gli stakeholder del settore che continuano a sfidare le nuove politiche attraverso canali legali e advocacy pubblica. Sei gruppi italiani del cannabis hanno lanciato una petizione volta a invertire queste politiche ostili alla canapa. Inoltre, i Membri del Parlamento Europeo del Movimento 5 Stelle (M5S) italiano hanno chiesto l’intervento della Commissione Europea.

Man mano che la situazione si evolve, sarà cruciale per i professionisti farmaceutici monitorare attentamente questi sviluppi normativi, poiché potrebbero avere implicazioni significative per l’industria del CBD in Italia e potenzialmente in tutta l’Unione Europea.